sabato 15 settembre 2012

Voti alle università nel mondo: disastro Italia


Una buona fetta del buon turismo che sappiamo fare proviene ovviamente dalle Università, e se questa industria in Italia la va come la va, e cioè non troppo bene o per lo meno non la va come la dovrebbe andare, beh; forse la responsabilità è anche delle Università preposte al caso, o no?
D'accordo c'è la politica sempre di mezzo ma credo che in questo caso ce ne sia sia per l'asino e per chi lo mena.

Comunque non ho assolutamente voglia né sono in grado di poterne fare di tutte un fascio delle Università italiane (turismo), ma …

È appena stato pubblicato il QS World University Ranking 2012-2013.

La prima università italiana è Bologna, 194esima.
L'anno scorso era al posto 183 e due anni fa al 176. Seconda classificata delle italiane la Sapienza di Roma, 216esima.
Nel 2011 era al numero 210 e l'anno prima al 190.
Sempre peggio.
La Bocconi si ferma al numero 46 (come nel 2011) dell'ambito particolare delle Scienze Sociali e Management.

C'è da chiedersi sul serio, dunque, con quale fiducia possiamo aspettarci nuove idee da un governo di professori universitari, se questi sono i risultati delle nostre accademie.
Ed è vero, per carità, che le classifiche che non siano quelle sportive (anche lì, fra dopamenti e scommesse, ce ne sarebbe da discutere!) lasciano un po' il tempo che trovano.
Ma non si può far a meno di notare che anche nell'Academic Ranking of World Univesities 2012, redatto dalla Jiao Tong University di Shanghai, troviamo le Università di Pisa e della Sapienza a Roma nella fascia 101-150, quelle di Milano e Padova a quota 151-200, il Politecnico di Milano, la Scuola Normale di Pisa e le Univesità di Bologna, Firenze e Torino nelle posizioni fra 201 e 300.
Un disastro mi pare, no?
Reso ancor più plastico dal fatto che la pomposissima Bocconi, della quale il nostro premier Mario Monti è tuttora presidente ed è stato rettore per anni, vivacchia, secondo i cinesi, nella fascia 101-150 della graduatoria degli studi d'Economia e Business.

Siamo buoni.
Prendiamone un'altra, di graduatoria, e cerchiamo di compensare lo sconforto.
Niente.
La Top List 2011-2012 del Times Higher Education  vede i primi nostri atenei (Bologna, Milano, Milano-Bicocca, Padova e Trieste) tutti nella fascia 226-250.
Basta, lasciamo perdere.
Però prima di passare e chiudere, voglio prendere a esempio di fallimento accademico i conservatori di musica, che dell'ambito universitario fanno parte.
Ve ne dico quattro, di follie.

1) Il direttore generale dell'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica del Ministero dell'Università, cioè colui che sovrintende all'attuazione della riforma di 13 anni fa, è Giorgio Bruno Civello, il quale non sembra conoscere la differenza fra un corno inglese (strumento in legno) e un corno (che è d'ottone). Lo dimostra la sua lettera al Conservatorio di Cesena nella quale invita l'istituzione a “sviluppare il corso di corno inglese all'interno di quello di corno”. Quando si dice, appunto, affidare i posti di comando a chi "non capisce un corno"...

2) Il presidente della Conferenza dei Direttori dei Conservatori di Musica e attuale direttore del Conservatorio dell'Aquila, Bruno Carioti, incasinò la traccia d'esame di maturità 2009 attribuendo a Haydn una Sonata per pianoforte di Beethoven.
E per giunta, a sprezzo del ridicolo, dichiarò al Corriere della Sera di non sapere se lui stesso o altri avessero scambiato intestazioni e partiture; e aggiunse che l’errore non poteva danneggiare gli studenti perché sì, conoscere l’autore è utile a inquadrare storia e stile, ma l’analisi armonica di una partitura è possibile a prescindere dal sapere o no chi l’abbia scritta.
Che è come dire agli studenti che questo Cristo è di Giotto; no, è del Cimabue; vabbè, non importa, analizzatelo lo stesso, tanto i colori sono quelli e la figura pure.

3) Si stanno svolgendo in questi giorni le procedure per i trasferimenti dei professori.
Nella domanda è contemplato di tutto, dalle esigenze di famiglia alle malattie più varie e alla parentela col personale militare; ma non si fa cenno alcuno all'attività artistica del professore, unico parametro evidente, invece, per giudicarne il valore professionale. In un articolo pubblicato da Libero un paio d'anni fa, dissi testualmente che sarebbe stato meglio, ai fini di una graduatoria d'insegnamento musicale pubblico, che io (pianista) fossi senza mani.
E sempre su Libero, il maestro Riccardo Muti mi disse testualmente che "così come sono oggi, i conservatori diventano un inganno".

4) Vi invito a rileggere la storia del Conservatorio di Bari che raccontammo qui il 27 gennaio scorso. Diverse testimonianze dicono stia succedendo l'inverosimile anche quanto ad attribuzioni di incarichi a amici e amici degli amici del direttore Francesco Monopoli. Ve ne darò conto quanto prima.

Secondo voi, in queste condizioni dove ci presentiamo?
Ed è come avere una Ferrari e farci battere dalle due cavalli o addirittura da un asino, neh?

Di Nazzareno Carusi e poco poco mio (turismo)



3 commenti:

  1. L'unica Università italiana ancora decente resta la Strada, dove non ci batte nessuno (nessunO ... per evitare fraintesi) :-)

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