mercoledì 17 settembre 2014

Fare turismo e' una cosa seria, ma non per tutti ? ... ! ... ?

Giovedi’ scorso, Remo Vangelista, direttore del TTG, scriveva di buon mattino, quanto sotto riportato ad apertura del giornale che dirige

Bisogna prendere l’occasione al volo Niente passarella e basta ma question time con gli operatori del settore. Il ministro Dario Franceschini ha deciso di passare attraverso la strada più difficile ed ora tocca al mercato. Non serve la polemica continua, i brontolii del fondo della sala. Adesso i protagonisti possono e devono scendere in campo per lanciare richieste e proposte al responsabile del dicastero Turismo. Inutile dire che non serve a nulla, perché per dimostrare che il comparto è vivo bisogna mettersi in gioco e cercare il confronto a ogni costo

Remo e’ certamente persona acuta, ed il suo appello ho paura che cada nel vuoto, forse questo spiega (ad oggi Domenica 14 settembre) pochi tws e pochi like.

Il motivo e’ molto semplice, ad oggi Franceschini ha solo emanato proclami, e non ha certamente intrapreso nessuna via complessa, anzi ha semplicemente continuato a favorire personaggi di dubbia rilevanza e importanza.

Mi spiace che Remo, persona che stimo, abbia dimenticato che abbiamo in corso una vergognosa soap opera gestita ed imbastita ad hoc come il TDLAB, che racchiude in essa il peggio della lunga mano della politica nel turismo che ha generato e genera mostri.

Cito solo l’ultimo post di uno di questi soggetti ‘ll buon giornalismo esiste e per una volta si dedica seriamente al tema turismo. Come a sottolineare che gli articolo apparsi su Economy up e L’Espresso sono garbage perché si permettono di puntare il dito nei loro intrallazzi, mentre invece chi esalta il turismo ma non ne evidenzia i difetti e’ un buon giornalista. Mi spiace ma con questa gente non ci può essere nessuna forma di dialogo.   

Solleva solo la notizia, che alla fine il ‘dirupo’ ha generato il topolino, 128 partecipanti che il 17 si racconteranno ancora non si capisce cosa, perché se escludi i pochissimi addetti ai lavori, ti ritrovi con i soliti ruffiani, a cui si aggiungono soubrette in cerca di notorietà politica, venditrici di ombrelloni e vari clown fake.

Quindi come vedi caro Remo, la passerella che tu invochi di non fare, purtroppo esiste ed e’ anche supportata da gente che ovviamente tenta il tutto per tutto per accaparrarsi qualcosa.
Ovviamente tralascio la poca trasparenza che ho gia’ ampiamente sottolineato ed il fatto che la stampa turistica abbia pressoché ignorato – guarda caso – gli articoli sopra citati. Riconosco invece a Formazione Turismo di averne dato notizia immediata, sottolineando tutte le evidenti distorsioni di questa vicenda, che definirla poco seria e’ dir poco.
Anche Luciano Ardoino giornalmente, fino ad apparire asfissiante non smette di sottolineare, anche anomalie di mera caratura tecnica.

L’appello di Remo sarebbe oltremodo condivisibile se non ci fossero tavoli, perché non servono, serve una politica del fare in modo serio e pulito, una dinamica di ricostruzione del turismo basata su fatti concreti raccontati da soggetti riconosciuti dal settore - e non da avventurieri - alla cui base si erige la meritocrazia.  Bisogna quindi prima stabilire chi e' davvero facente parte di questo comparto e poi iniziare a riscrivere le regole del gioco che debbono necessariamente essere condivise.

In questi ultimi giorni ho trascorso molte ore con vari startuppers del mondo, vi sono stati grandi e importanti eventi, e molti ve ne saranno nelle prossime ore.

Vi e’, vedi Remo un grande fiorire di idee davvero innovative che passano attraverso quello che gli americani definiscono ‘distruptive’ ovvero quel segno di rottura con il passato che permetta al segmento travel di passare ad un grado superiore, ovvero innovare. Fatti, non parole, che nascono dal basso, e non calati dall'alto.

Un segno che in Italia non si vuol dare perché e’ comodo rimanere dove siamo, per tutta una serie di motivi che tu dovresti probabilmente conoscere meglio di me. Il Turismo ormai investe in sharing economy, crowd funding, food, travel blogs e altri segmenti,  sono questi che bisogna chiamare a partecipare al cambiamento.

Questo segno di cambiamento siamo chiamati anche noi a darlo e molti lo stanno già facendo, molti di piu’ di quelli che si possano pensare, perché alla indifferenza siamo passati al disgusto, e al muovere guerra a questi soggetti. Una guerra combattuta evidenziando incontri di contenuto contro scatole vuole, incubatori di innovazione contro interessi personali ecc







1 commento:

  1. Sei arrivato?
    A che ora hai la riunione?

    La terza domanda sarebbe stata -se ci farai sapere- ma non credo che ce ne sia bisogno.

    :-DDD

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