venerdì 19 novembre 2010

Cina: i visti per venire (turismo) in Italia

Non seguo molto di quello che pensano e decidono i capi del turismo nella CEE, ma non mi vanto di questo, perché per ragioni professionali certe decisioni (quelle poche e quando avvengono) dovrei “pedinarle” con molta più attenzione.
Però un motivo ce l’ho.
La nausea, o se volete l’ultima “mazzata”, l’ebbi quest’estate durante la presentazione del Progetto Eden da parte della Brambilla e del Tajani in Roma, che attualmente sono il Ministro del turismo italiano (si spera per poco) e presidente della commissione turistica europea (che ci rimanga perché li forse fa meno danni).
Comunque a prescindere dalle mie miserrime considerazioni, il “duo” si lasciò andare a una miriade di reciproci complimenti sul tipo, “tu sei bravo” – “e tu anche”, che dopo un po’ ne avevo già due bocce così.
Un momento, non è che mi dispiace se la “coppia” si ritrovi in una perfetta sintonia produttiva (produttiva decchè?), il fatto è che entrambi i ”luminari” nell’occasione non s’accorsero che stavano leggendo come “freschi” (per di più sbagliandoli), dei dati del 2008 che riguardavano le percentuali delle presenze turistiche europee, nonché lontanissime dalla realtà "solo" 160 BILIONI di dollari.
Era appunto questa la differenza degli introiti dei due anni in questione.
Né tantomeno l’hanno intuito “quelli” dello staff del “duo” (qualche centinaio di persone), che di turismo ci vive e un qualcosa dovrebbe sapere.
Bastava copiare i dati del WTO.
Ma quel ch’è peggio è che l’incremento a cui accennavano i due “campioni” non c’è mai stato; anzi, è notoriamente risaputo, ma probabilmente non da loro, che l’Europa perde inesorabilmente, anno dopo anno, delle presenze percentuali rispetto ad altri continenti emergenti.
Sennò perché diavolo si chiamerebbero "emergenti"?
Comunque per causa di molte altre constatazioni sull’operato da parte degli “italiani” preposti al turismo europeo, mi ci sono allontanato (forse a torto) ma senza rimpianti.
Infatti mi giunge notizia che, nonostante siano trascorsi molti anni dall’apertura delle frontiere della Cina, ai cinesi per venire in Italia in vacanza ancora adesso occorrono una miriade di permessi e marche da bollo.
Se non erro e addirittura, si parla di documento di proprietà dell’auto (?) e della casa (?); certificato di pensione o di matrimonio; lettera del datore di lavoro con il permesso di fare le vacanze; la posizione ricoperta dal candidato e l’ultimo cedolino della paga, nonché tante altre cosette per noi incomprensibili, che sicuramente portano il cinese molte volte a desistere dall’intenzione di venire nei territori dello Schengen.
Risultato?
Beh, bisognerebbe chiederlo al Tajani, visto che ogni tanto ne parla in merito al Trattato di Lisbona, e la prossima sarà al Forum sul turismo a Malta, dove nonostante il problema sia in agenda, rimarrà probabilmente circoscritto a tante belle parole.
Che differenza tra i tempi della politica con quelli dell’industria.
Ma anche questa non è una novità.

3 commenti:

  1. Ha mai pensato a mettersi in politica?

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  2. @Anonimo

    Luciano in politica?

    Le cose sono due: o non le risponde o la manda - educatamente - a quel paese.

    ;-)

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  3. @Sergio

    Rispondo per il solo motivo che tu hai commentato e una richiesta così "anonima" non può essere che faziosa.
    Rispondo aggiungendo solo che preferisco i fatti alle belle parole, e notoriamnete i politici attuano invero l'opposto, quindi.
    Comunque questo comemnto dell'anonimo mi ha dato lo spunto per il prossimo post e pertanto ringrazio.
    ;-)

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