sabato 4 giugno 2011

Genova, i turisti e il modello Fiji

Bula Massimiliano,

quando arrivi all’aeroporto di Nadi (si dice nendi), la terza città delle Fiji, nella hall degli arrivi c’è un grosso cartellone con su scritto (chiaramente in lingua inglese): “Se ordini una birra non chiederti mai il quando ti sarà servita, ma sappi che nel momento che questo avverrà, la birra sarà sicuramente fresca”.
Solitamente questa dicitura riportata a caratteri cubitali reca dell’ilarità e dei sorrisini compiaciuti nei nuovi turisti, che in un attimo riescono a comprendere che alle Fiji non devi avere premura, ma tutto ti sarà dato proprio come l’hai pensato, voluto e richiesto, anzi, ci troverai sempre un qualcosa di più.
Inutile descriverti la bellezza di questi luoghi che però puoi trovare da tutte le parti dell’Oceano Pacifico; Tonga, Samoa, Polinesia e via cantando.
Però gli abitanti delle isole Fiji hanno una particolarità che li rende diversi da tutti gli altri; e vale a dire che amano a dismisura i turisti.
E li amano al tal punto che quando i clienti hanno terminato le proprie vacanze, loro li salutano mettendosi a piangere e ti cantano una dolce nenia che praticamente dice che sono tristi perché hanno paura di non rivederti mai più.
Eh si, infatti le isole Fiji sono distanti da tutto il mondo, specialmente per noi europei, e nonostante l’arrivarci non sia poi così economico, ti giuro che ne vale sicuramente la pena il farci un “giretto”.
Ci sono stato per alcuni anni, poi come al solito, per conoscere altri lidi e continuare l'apprendimento nel turismo, ho deciso (a fatica) d'andar via ... e pur essendo io una persona con abbastanza "corteccia" e non troppo propensa al pianto, non ci fu volta che m’astenni dal farlo.
Ogni dieci giorni o giù di lì, anche se rimanevo in ufficio e cercavo di non farmi vedere, gli occhi mi si arrossavano e inumidivano a volontà.
Il risultato alla fine era che piangevamo un po’ tutti; isolani, clienti e pure io che credevo d’esserne esente per il motivo che sono ligure; e perché si sa che dalle nostre parti, queste sono “belinate”… forse.
E il loro “Bula” (il saluto fijiano) accompagnato dal sorriso più grande del mondo, ti entra nel cuore, nella testa e in ogni dove.
E pensare che poco più di cent’anni fa i fijiani era dei feroci cannibali.
Perché ti racconto questo?
Semplice, dopo aver letto il FAN-TAS-TI-CO “pezzo” della Giulia Guerri a titolo “Genova non ti capisco, parola di un milanese”, ho immaginato la didascalia da mettere a caratteri “più che cubitali” all’aeroporto Cristoforo Colombo, e me la sono “sognata” così: “Oh Belin, che cosa ci sei venuto a fare qui e la birra prenditela da solo dal frigo … se c’è”.
E “rubo” queste parole dall’ottima Giulia Guerri che dicono così: “Per rendere l’idea: il degrado, la sporcizia, la mancanza di controlli (se non con le contravvenzioni per rimpinguare le esauste casse comunali), le zone franche in pieno centro, l’abbandono e la sciatteria in un posto così ricco e pieno di bellezza che se fossimo in America o in qualsiasi parte d’Europa, c’avrebbero messo in bacheca. Oltre a quella ostinata resistenza al cambiamento e a tutto ciò che comporta qualcosa di nuovo o di diverso rispetto ad uno stile già collaudato da anni, ops, secoli.”
E permettimi d’aggiungere “una burocrazia da far piangere”; si, frignare proprio come alla Fiji.
Solo che là, le lacrime erano “sane”, mentre qui sono “avariate” e ti vengono perchè riportate dal continuo incazzamento e dall’impossibilità di fare o veder fare qualcosa di veramente produttivo.
Beh, tra un anno ci saranno le votazioni comunali e vedremo se ai genovesi andrà sempre bene questo secolare andazzo, o se finalmente, a prescindere dai colori dell’arcobaleno politico, si vedranno delle facce nuove, ma soprattutto ci saranno persone che oltre al bla bla bla c’inseriranno anche il fare.
E credimi, caro Massimiliano, non è per niente difficile risollevare le sorti di questa città, basta volerlo e quella cosa che da queste parti manca completamente; il saperlo fare.
E naturalmente visto che siamo a Genova, a costo zero.
P.S.: Io una mezza idea ce l’ho, ma visto che è contraria alla tua, non te la dico. Poi il tempo che è sempre galantuomo … chissà.

12 commenti:

  1. @Vincenzo

    No way ... ma (w - a - y)

    Who are you?

    ;-)

    slang

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  2. Luciano certo che devi aver fatto una gran bella vita e delle spettacolari esperienze lavorative.

    Non ti mancano?

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  3. @Sergio

    Beh che dire; forse è meglio non dire.
    Ma non lamentiamoci dai.

    ;-)

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  4. Questo post è bellissimo per le Fiji.
    Ma anche per Genova.

    Fossi in te lo tradurrei per inviarlo a Ivan a Lautoka.

    Tua e solo tua

    Renata

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  5. Ciao Renata,

    Ho trasmesso ad Ivan il link della pagina de Il Giornale dov'è stato inserito l'articolo, 1a pagina sulla sez. di Genova.
    http://www.ilgiornale.it/genova/lintervento__genova_turisti_e_modello_fiji/05-06-2011/articolo-id=527513-page=0-comments=1

    Credo che la possa usare per lui.

    Un abbraccione, ma che dico (?) due, tre ... all'infinito.

    E tanto ciao

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  6. BULA! Da buon Fijiano mi sono perso la mail che Luciano mi aveva mandato su questo articolo. Solo oggi, pulendo il mio inbox, sono stato in grado di trovarla e.. che sorpresa. Luciano sei sempre un grande!

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  7. Ciao Ivan, bula e che piacere sentirti, anzi leggerti.
    Fiji?

    E non è finita, presto tornerò a riparlare di VOI fijiani.

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  9. @Anonimo

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    ciao

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