sabato 28 gennaio 2012

Quest’uomo può rappresentare l’Italia nel mondo?

Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
...
Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato.

Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti.
A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita.
Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi.
[Pier Luigi Celli: lettera al figlio - Repubblica - 30 novembre 2009]

Lettera a cui anche il presidente Napolitano rispose e furono migliaia allora i commenti.
Giunse anche la pubblica reprimenda da chi lo aveva messo alla direzione generale della Luiss, l’università privata di Confindustria e quindi presieduta a quei tempi da Luca Cordero Di Montezemolo.
Ma per lui era stato solo un espediente retorico in una sua lettera privata al figlio, peraltro pubblicata a sua insaputa.
Nel luglio 2010 Vittorio Zincone lo intervistava su Sette e scriveva di lui:

Celli ha nuotato con disinvoltura nelle acque alte del potere italiano e ne ha tratto una conclusione: ‘Comandare è fottere’. Qualche anno fa ci ha pure scritto un libro.

I più critici hanno grugnito: “Ma perché non se ne va lui?”
Lui ha spiegato: “Volevo solo far parlare del futuro dei giovani”.

Il 27 gennaio 2012, su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, si è dato
- avvio della procedura per la nomina del dottor Pier Luigi CELLI a Presidente dell’Agenzia nazionale del turismo (ENIT);

Il Presidente di ENIT, secondo l’attuale statuto, dura in carica tre anni.

Pier Luigi Celli oggi ha settant’anni e nessuna precedente esperienza nel settore del turismo.


Una sola domanda: quest’uomo può rappresentare l’Italia nel mondo?

I nostri candidati ideali sono invece:
alla Presidenza: D.J.Winteler, ex AD di Alpitour, manager di lunga esperienza nel settore del turismo;
alla Direzione generale: Joseph Ejarque, destination manager di grande esperienza, ha già lavorato per il Piemonte, il Friuli ed ora per le Marche;

E non si potrebbe anche cominciare a retribuire i responsabili in base alle risultanze e agli obiettivi raggiunti?

Scrivi a tutta la X Commissione del Camera dei Deputati, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.
Scrivi a tutta la X Commissione del Senato, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.
Scrivi alla Conferenza Stato-Regioni ed Unificata, in attenzione al Comitato permanente di coordinamento in materia di turismo, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.


- “Se avesse vent’anni Lei cosa farebbe?”
- “Me ne andrei all’estero”
- “Non proverebbe a cambiare l’Italia?”
- “Ci ho provato da lungo tempo”

- Lei dice: “Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti“. Questa è una lettera di mea culpa per che cosa?
- “Bah… è una lettera di mea culpa in parte. E’ una lettera, come dire, di chiamata a corresponsabilità di tutta una classe dirigente. Perché se il Paese è arrivato alle condizioni in cui è arrivato evidentemente hanno la responsabilità tutti quelli che hanno avuto posizioni di potere all’interno di questo Paese. Quindi io non mi sottraggo per le posizioni che ho avuto, certamente, pur cercando di immaginare e di ricordare di averle gestite nella maniera migliore possibile, quindi con un’attenzione particolare alle risorse che erano con me. Ma certamente le condizioni generali in cui questo Paese si trova e i modelli che manda in circolo questo Paese, sono modelli che non aiutano ad uscire dalla crisi” .

Redatto in collaborazione con (anzi, l'ha fatto praticamente tutto Lui)

* l’elenco delle e-mail è tratto da qui; il sito della Camera, a contrario di quello del Senato, non pubblica le e-mail dei deputati: è possibile scrivere al singolo deputato solo da un’apposita form sul sito.
** La richiesta di parere da parte del Governo deve contenere la esposizione della procedura seguita per addivenire alla indicazione della candidatura, dei motivi che la giustificano secondo criteri di capacità professionale dei candidati e degli eventuali incarichi precedentemente svolti o in corso di svolgimento, in relazione ai fini ed agli indirizzi di gestione che si intendono perseguire nell’istituto o ente pubblico.

P.S.: Poi se questo non vi basta QUI e QUI c'è anche dell'altro (molto di più)

18 commenti:

  1. Dimenticavo... c'è un terzo attore che deve esprimere il suo parere sulla nomina del Presidente di ENIT: la Conferenza Stato-Regioni
    (vedi statuto di ENIT art. 7.1).
    Quindi anche:

    Scrivi alla Conferenza Stato-Regioni, in attenzione al Comitato permanente di coordinamento in materia di turismo, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.

    ;-)

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  2. E comunque PLC ha chiarito che lo stage del figlio ingegnere (laureatosi in 5 anni) nella Ferrari dell'ignaro Montezemolo ("Ma siamo amici da una vita") era in realtà pagato dalla regione Emilia Romagna e non era affatto il frutto di un trattamento di favore ad opera della Ferrari.
    Per la precisione, eh. ;-)

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  3. Ah, per chi non lo sapesse, la "Luiss" di Roma è di fatto l'università privata di Confindustria.
    Praticamente da quando Guido Carli, l'allora presidente di Confindustria, ne fu nominato Presidente il 1° novembre 1978.
    E chi sarà stato quindi l'ignaro Presidente della Luiss dal 20 dicembre 2004 sino al 15 luglio 2010 ?

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  4. Vuoi vedere che è lo stesso Montezemolo della Ferrari (?) che poi è quella fabbrichetta c'ha preso il figlio di Celli ...

    Ma non doveva andare all'estero?

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  5. Qualcuno, sul finire del maggio 2008, lo definì appunto un eroe dei nostri tempi.

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  6. A me e piaciuto molto il finale ... "Ma è ancora giovane, si farà."

    Mamma che personaggio.
    E il giorno che queste belle persone usciranno definitivamente dalla realtà del ... ma forse è meglio che taccio.

    Non la vedo bene l'Italia ... saranno forse gli occhiali sporchi o ...

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  7. E però nel 2010, nell'intervista linkata su Sette:

    Ha raccontato di essersi dimesso dalla direzione Rai, nel 2001, in polemica con la trasmissione di Luttazzi con Travaglio ospite. Travaglio le ha fatto notare che quando lei si è dimesso, lui non era neppure stato invitato.
    «Ho sbagliato la ricostruzione temporale. Ma non le ragioni delle dimissioni: consideravo un errore schierare la Rai contro Berlusconi. Lo dissi sia al presidente Zaccaria sia a Veltroni. Veltroni ora me ne dà atto».
    ...
    A cena col nemico?
    «Marco Travaglio. È bravo, anche se continuo a considerarlo la gastrite della sinistra».

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  8. Celli in riferimento alla lettera al figlio ha profondamente sbagliato il suo intervento. Chi ricopre un ruolo come il suo, ma più in generale chi ha responsabilità verso i giovani, non può abbandonare le armi in quel modo (peraltro, senza dimettersi... anzi raddoppierà con l'Enit) e consigliare la fuga all'estero. Ha fatto bene Napolitano a stigmatizzarlo, avete fatto ancora meglio voi a ricordarlo.

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  9. La cosa migliore che Celli ha scritto o detto è "HO SBAGLIATO".

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  10. Riporto qui di seguito alcuni passi dell'intervista di Elisa Manacorda al direttore generale dell'università Luiss, Pier Luigi Celli, apparsa sul settimanale “ L'Espresso”. Si parla di giovani, università e sulla importanza per un laureando di fare un esperienza all'estero. Pier Luigi Celli mette in guardia i giovani, ma anche l'istituzione universitaria e le aziende da una serie di pericoli da evitare.


    Giornalista: Direttore, ci risiamo. Due anni fa pubblicava una lettera aperta a suo figlio, suggerendogli di emigrare dopo gli studi. Oggi a questo brillante studente consiglierebbe la stessa cosa?


    Pier Luigi Celli: “ …un intera generazione rischia ancora di non accedere al mercato, o di arrivarci male. Strumenti di accompagnamento ancora non se ne vedono. Insomma, resta molto da fare, visto che per ogni cervello perduto buttiamo dalla finestra 500 mila euro....”


    Giornalista. Andare all'estero, allora: ma per restarci o per tornare?


    Pier Luigi Celli: “Un periodo all'estero fa sempre bene. Io consiglio di partire una volta finiti gli esami, nei sei mesi che servono a rivere la tesi. Se si è scelta la laurea triennale si può partire per fare un Master. Ma se si è orientati alla specialistica, meglio fare un Erasmus durante il corso di studi, prendendo già contatti con una realtà conessa ai nostri interessi e alla nostra formazione (un'università o azienda), e poi tornarci per preparare la discussione finale...[ma il punto] è che il soggiorno all'estero va governato.”


    Giornalista: E chi dovrebbe governarlo?


    Pier Luigi Celli : “L'Università da cui si proviene. Oggi molti studenti vanno all'estero, ma a volte il soggiorno si trasforma in una vacanza. Per evitare questo spreco, l'ateneo dovrebbe attrezzarsi a seguirli a distanza, non abbandonarli al loro destino...E invece la solitudine è la condizione frequente di chi parte. Il problema è che l'accademia italiana, per struttura e per cultura, non è predisposta alla cura degli studenti. Il risultato è che ragazzi bravi, ma che non hanno alle spalle una famiglia solida, anche da un punto di vista economico, rischiano di perdersi.”


    Giornalista: Quindi vale ancora la pena studiare, qui o altrove?


    Pier Luigi Celli: “...non ha senso accumulare titoli qualunque, mentre è importante cominciare a lavorare presto: solo l'occupazione ci fa capire quali sono le nostre lacune e i punti deboli sui quali dobbiamo intervenire tornando sui banchi. Un azienda lungimirante dovrebbe fare proprio questo: promuovere la formazione continua dei suoi impiegati, occuparsi degli uomini e non solo del business. Purtroppo di aziende così lungimiranti non ce ne sono poi tante”


    Giornalista - Quindi le aziende italiane non possono sentirsi assolte e danzare sugli allori. La formazione e la specializzazione dei giovani non può essere un compito esclusivo delegato al sistema universitario. Ma Pier Luigi Celli ci mette in guarda che la formazione non deve essere fine a stessa, per il puro piacere di accumulare titoli su un curriculum o come forma sostitutiva del lavoro che non si trova. Lavoro e formazione devono andare di pari passo affinché la teoria possa intrecciarsi con la conoscenza e la competenza specifica e pratica del lavoro.




    Pier Luigi Celli - Ogni cervello che fugge all'estero “buttiamo via 500 euro dalla finestra.” Ma chissà quanti soldi abbiamo buttato via senza accorgerne perché un giovane di modeste condizioni famigliari non ha potuto sviluppare quelle competenze e talento che con adeguati strumenti di accompagnamento avrebbero consentito.


    IPOCRITA?

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  11. Da una intervista a Giovanni Minoli

    Celli ti ha mandato dei messaggi di pace che tu hai rifiutato…

    “Pensava di tornare a fare il presidente della Rai e voleva fare pace con tutti per non avere nemici”.

    Celli…

    “Celli è il più grande “manager per caso” che circoli per l’Italia”.

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  12. Questa è bellissima, ed è una lettera di uno studente della Luiss che risponde al Celli.

    Replica aperta alle stravaganti esternazioni di Pier Luigi Celli, il dirigente venuto dalla Luna.

    Eccomi, caro Direttore, sono pronto a partire per l’estero. Seguirò alla lettera il suo consiglio, tanto più che sto per ultimare gli studi proprio nella sua università. Prima di andar via, però, ci tengo a dirle due parole per rivolgermi ai padri della mia generazione (il mio compreso) come lei si è rivolto ai figli della sua (me compreso), cosicché vi rendiate conto che non stiamo scappando da un’astrazione; stiamo scappando da voi.

    La società che lei descrive nella sua lettera non vi è estranea e non avete il diritto di dissociarvene, come non fosse una vostra responsabilità. Se è vero che le colpe pesano sulle coscienze di chi ha provato a cambiare le cose e ha fallito, non siete meno coinvolti voi che avete scelto di crescerci secondo le regole del gioco. A che titolo ne parlate come se la cosa non vi riguardasse? D’altronde, le contraddizioni sono le fondamenta del mondo che volete lasciarci (di malavoglia) in eredità. Non meno contraddittorie, infatti, sono le sue parole sul merito e sul senso di giustizia rispetto alla realtà dell’università che lei amministra, dove ogni sforzo profuso dagli studenti per la partecipazione e l’autonomia è stato sistematicamente soppresso in favore di un’impostazione a metà fra il paternalismo e l’aziendalismo.
    Se mi prendo la libertà di criticare, non è per supponenza. Mi si dirà (mi si dice spesso): i giovani d’oggi sono passivi, noi almeno ci abbiamo creduto, ci siamo impegnati, ci abbiamo provato. Ma io ci provo in continuazione e non soltanto nella mia sfera privata. Ho partecipato a dibattiti, comitati e associazioni, mi sono iscritto a un partito, ho raccolto firme e sono sceso in piazza, tante e tante volte; ma la piazza è sempre più vuota. Forse perché i vostri figli, che magari riflettono sulle loro prospettive in Italia o all’estero, nel frattempo restano a casa; a loro non interessa, e se gli interessava, non ci credono più.

    Cari padri, il mestieri dei figli è di essere degli irriconoscenti affinché ogni nuova generazione possa vivere in una società migliore di quella di prima. Voi, però, ci avete viziato apposta per mascherare il vostro fallimento e, infondo, non desiderate la nostra emancipazione: cercate con tutte le vostre forze di trattenerci qui e ci tenete in casa per non esporci alle macerie che avete lasciato fuori . Dovreste farvi un esame di coscienza invece di rivolgerci ipocriti appelli; ammesso che ci riusciate, non mi aspetto sul serio che ve ne andiate come recita il titolo di questa lettera. Solo noi potremmo cambiare le cose, se decidessimo finalmente di riappropriarci dei nostri spazi e di spodestarvi dai vostri. Una ribellione; una causa persa, non ci credo più nemmeno io. Perciò non mi resta, caro Direttore, che ringraziarla di cuore e accettare il suo Consiglio. Vent’anni si hanno una volta sola; in Italia nemmeno quella, non più.è

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  13. http://goo.gl/MjLSq
    http://goo.gl/WVuxq

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  14. @Ehmmmm

    Si, ne ero a conoscenza, ma sono anche a conoscenza "forse" (ma sono "supposizioni" che non si possono dire e tantomeno scrivere) che Josep in quell'occasione non è stato messo nella condizione di lavorare come sa.

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